L’inquinamento luminoso è definito come alterazione della quantità di luce naturale presente nell’ambiente notturno e causata dall’emissione di luce artificiale; Esso determina problemi di natura economica, scientifica, biologico-ambientale. La presa di coscienza sui danni derivati da questa forma di inquinamento in continua progressione è cosa recente e in molte parti del mondo sono stati adottati strumenti legislativi e tecnici atti a limitarlo. È da puntualizzare che questo fenomeno fisico, di tipo reversibile, coinvolge ogni forma di irradiazione di luce artificiale che si disperde oltre il piano orizzontale da dispositivi di illuminazione obsoleti o mal installati.
La problematica sta prendendo importanza su scala globale da qui a pochi anni. Secondo l’idea comune, ridurre l’inquinamento luminoso significherebbe diminuire l’illuminazione pubblica a discapito della sicurezza urbana. Ma non esiste nessun studio scientifico che assicuri un arresto della criminalità con ambienti più illuminati, si tratta infatti di considerazioni altamente soggettive dei singoli individui. In realtà quel che si propone non è illuminare di meno, ma meglio, rendendo gli impianti luminosi poco invasivi, una presenza discreta ove servono, a norma, traendone così diversi vantaggi.
Tra i danni che provoca, ritroviamo in sintesi: A) Danni culturali: l’i.l. cancella letteralmente il cielo notturno, fonte di ispirazione per l’uomo. B) Danni ambientali: difficoltà di orientamento nelle migrazioni notturne della fauna, alterazione fotosintesi nelle piante, modifica non naturale dei cicli circadiani e cambiamenti dei ritmi biologici nell’uomo; C) Danni economici: la luce è energia. Dispendendosi per illuminare aree che non andrebbero illuminate causa uno spreco energetico. D) Danni scientifici: il settore più colpito è l’astronomia, sia amatoriale che professionale, con difficoltà nella ricerca. E) Rischi alla sicurezza: un’illuminazione errata determina fastidio o riduce la sicurezza stessa in condizioni di scarsa visibilità. Se la luce riflessa è particolarmente potente, o un impianto risulta direttamente visibile, può essere fonte di abbagliamento.
È possibile capire la situazione nella Provincia di Foggia anche mediante queste mappe:
➢ La prima, carta al sodio, mostra le luci di ogni paese e città;
➢ Con la carta dell'astrofotografia si individuano i luoghi in cui ci si può dedicare alla fotografia
del cielo:
-Bianco: foto deep-sky (nebulose, galassie, Via Lattea) difficili da fare, anche con filtri potenti si
ricaverebbe poco;
-Magenta, rosso e arancione: astrofotografia possibile con l'ausilio di filtri;
-Giallo, verde, ciano: astrofotografia possibile senza l'uso di filtri;
-Blu: l'inquinamento luminoso non da problemi;
➢ Infine la carta classica, mostra un certo numero di stelle in base alla zona dalla quale
osserviamo:
-Bianco, magenta, rosso, arancione, giallo: da 50 a 500 stelle riconoscibili, l'inquinamento è
ancora abbastanza forte soprattutto nei grandi centri urbani;
-Verde, ciano, blu: da 500 a 3000 stelle riconoscibili, il cielo inizia a scurirsi a partire dalle zone
di periferia, inizia a distinguersi la Via Lattea ma l'inquinamento luminoso è visibile come un
alone all'orizzonte;
-Blu notte: 3000-5000 stelle visibili, la Via Lattea è visibilissima e non ci sono luci che disturbano
l'osservazione.
Se, grazie a leggi varate per contenerlo, in Lombardia i livelli di inquinamento luminoso sono rimasti sostanzialmente inalterati, mentre in Veneto ed Emilia-Romagna si sono addirittura lievemente ridotti negli ultimi vent'anni, nel centro e soprattutto nel sud Italia la situazione attuale è peggiorata con tassi di incremento annui compresi tra il 5 e il 10%. Dopo un leggero rallentamento nella crescita dovuto alla crisi dei primi anni del decennio appena trascorso, si sta assistendo a una rapida ripresa favorita dalla diffusione dei LED la cui maggiore efficienza, anziché risparmiare sui consumi di energia, viene sciupata per incrementare oltremisura i livelli di luce.
La Provincia di Foggia è tra quelle in cui si emette più luce pro-capite (85 province in Italia e 1185 in Europa spendono meglio) ma non è tra le aree d’Italia più afflitte dall’inquinamento luminoso, o perlomeno non ancora. In alcuni lembi del suo esteso territorio, questa forma di inquinamento si mantiene ancora a livelli tollerabili, ma essi sono sempre più ridotti e sotto il rischio di scomparire perché qui il fenomeno cresce molto più che in altre aree del Paese. Nonostante la modestia del tessuto industriale, la densità abitativa inferiore alla metà della media nazionale e la ridotta disponibilità di risorse finanziarie, l’inquinamento luminoso nel foggiano è in rapido incremento e la causa di ciò è da ricercarsi nell’altissima incidenza di impianti irrazionali, spesso sovradimensionati, disperdenti, realizzati in spregio alla Legge che varò nel novembre 2005 a contrasto del fenomeno (L.R. n.15/05).
Gli installatori sono solitamente privi di adeguate cognizioni illuminotecniche e agiscono nell’assenza più totale di controlli da parte delle amministrazioni pubbliche che – incredibili a dirsi – per prime ignorano l’esistenza di una legge che hanno l’obbligo di rispettare e far rispettare. Si è perso del tempo prezioso perché se si fosse data generale applicazione alla Legge Puglia n.15/2005, in questi 15 anni avremmo risparmiato risorse considerevoli e danni all’ambiente. A parziale consolazione abbiamo un grande potenziale di miglioramento considerando che l’inquinamento luminoso è per sua natura immediatamente reversibile.
LA LEGGE PUGLIA N.15 DEL 23 NOVEMBRE 2005 RECANTE MISURE PER IL RISPARMIO ENERGETICO E LA LOTTA ALL’INQUINAMENTO LUMINOSO → Vieta e sanziona ogni forma di dispersione luminosa oltre il piano dell’orizzonte prescrivendo che gli impianti per l’illuminazione di spazi esterni, sia pubblici che privati, abbiano determinate caratteristiche di schermatura verso l’alto, di potenza, di riduzione dei flussi nella seconda parte della notte. → Vieta i fasci di luce diretti verso il cielo a scopi di richiamo o pubblicitari (esempio eclatante i fari rotanti delle discoteche) e l’illuminazione delle formazioni naturali, regolamentando altresì le insegne commerciali. Ogni nuovo impianto deve essere preceduto da un progetto illuminotecnico, non soggetto ad autorizzazione comunale solo per le installazioni minori, e deve in ogni caso essere accompagnato da una certificazione di conformità da rilasciarsi a cura dell’installatore. La stessa legge demanda agli organi di polizia municipale il compito di rilevare le infrazioni su segnalazione di privati cittadini, di strutture osservative o di associazioni che si occupano di tutela del cielo stellato. La disciplina è integrata dal regolamento n.16 del 23 agosto 2006 che detta anche i tempi per l’adeguamento degli impianti preesistenti. Questa legge non ha però avuto la stessa sorte delle analoghe varate in alcune regioni del Nord Italia (Veneto la più virtuosa, seguita dal Friuli e più indietro da Lombardia ed Emilia-Romagna). Dopo 15 anni di distanza dal suo varo, questa situazione non è più accettabile. A livello nazionale, diversamente da quanto avvenuto ad esempio nella vicina Francia, l’Italia non si è ancora dotata di una legge in materia, ma questa carenza nelle regioni più virtuose è meno grave che nei contesti anche solo di fatto non regolamentati.